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Nabka al Florian Espace

Pescara. Si conclude la stagione di Teatro Contemporaneo del Florian Metateatro con uno spettacolo in anteprima nazionale: sarà presentato a Pescara infatti venerdì 21 aprile alle ore 20,45 al FLORIAN ESPACE “NAKBA – XX Calligrammi per la Palestina” di Enrico Frattaroli, prima del debutto romano al Teatro Off-Off nel mese di maggio.
NAKBA, in arabo “catastrofe”, è il termine con il quale, nella storiografia contemporanea, si indica l’insieme degli eventi che nel 1948, con la creazione dello Stato d’Israele in terra di Palestina, hanno comportato la pulizia etnica del paese e ridotto la gran parte dei palestinesi alla condizione di profughi, profughi a cui Israele nega ogni diritto, tra cui il “diritto al ritorno” sancito dalla risoluzione 194, del 1948, delle Nazioni Unite.
NELL’ESILIO DI UN BAMBINO DIVENTATO POETA, L’ESILIO DI UN INTERO POPOLO. A partire dal libro “Testimone oculare – Il libro del figlio” dello scrittore e poeta palestinese Muhammad al-Qaysi, Frattaroli costuisce una partitura le cui dimensioni testuali, musicali, visive e teatrali si integrano quali gradi di libertà, di verità, di uno stesso spazio compositivo. In scena Franco Mazzi con la sua voce calda e partecipe, le musiche originali del Trio Joubran, le sonorità del flauto palestinese di Mohamed al-Zamel, della soprano Patrizia Polia e del basso Federico Benedetti, nonchè della dizione in lingua araba e canto mawal di Samia Qazmuz Bakri, le suggestioni video e della calligrafia araba di Ajed Rifaie per restituire la tragedia dell’esilio di un popolo alltraverso l’esilio di un bambino, diventato poeta.
Nel maggio del 1948 − “un lontano maggio, indelebilmente impresso nel cuore di un bambino” − al-Qaysi ha appena compiuto quattro anni. Sono i giorni in cui, con la madre Hamda e la sorella Zakiyya, è costretto ad abbandonare Kafr’Ana, dove è nato, per rifugiarsi, insieme a “famiglie di parenti e vicini e a tanta altra gente, nell’immensa estensione di un frutteto”. Il bambino non sa, non capisce cosa stia accadendo, ma vede sua madre Hamda “in preda a una paura indefinibile”, “tormentata da un’ansia senza tregua e vulnerabile” come non l’ha mai vista. Un camion li tradurrà fino a Lidda, da dove inizieranno gli anni del suo esodo, del lungo, definitivo esilio da Kafr’Ana. Da due anni ha perduto il padre Khalil, ucciso da una pallottola già israeliana. Ad al-Gialazon perde la sorellina Zakiyya, avvelenata da un sorso di benzina spacciato per vermifugo. Perderà, ormai giovane adulto, la madre Hamda: Madre e Palestina insieme.
“ARTE È DARE UN RITMO AL DOLORE”,-scrive Frattaroli nelle note di regia-”Il popolo palestinese è, per sua cultura, eminentemente poetico. Un poeta palestinese può riempire auditorium e stadi con la sua sola lettura. Scrittori come Muhammad al-Qaysi, Mahmoud Darwish, Giabra Ibrahim Giabra, Ibrahim Nasrallah, Emil Habibi, Ghassan Kanafani, per citarne solo alcuni, restano poeti: “restano umani”, anche negli scritti in cui denunciano la disumanità e l’orrore dei crimini subiti e che continuano, esuli in terra loro, a subire: mai in your face, ma sempre fra le ineffabili, intraducibili velature della poesia”.
postPLAY a seguire, dopo lo spettacolo la Compagnia incontra il pubblico.
Biglietto 12 €, ridotto 10. si consiglia di prenotare al 393/9350933 (anche whatsapp) e 085/2059278.

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