Il primo premio alla poesia “È nu frechine” di Gabriele Ruggieri
Celenza sul Trigno. È stata una serata splendida quella del 13 agosto 2024 sull’accogliente piazza di Celenza sul Trigno ove risuonavano canzoni e poesie. Il Certame “De Aloysio”, organizzato dall’Amministrazione comunale e dalla Proloco, è radicato nella popolazione. Il numeroso pubblico presente ha seguito entusiasta e attento la manifestazione.
Erano presenti undici poeti sui quattordici concorrenti. Le loro poesie sono state giudicate subito dopo la declamazione da parte degli autori dalla Giuria tecnica, con Massimo Pasqualone (presidente), Rodrigo Cieri, Giovanni Felice, Walter Di Laudo, e dalla giuria popolare, con Beatrice Aquilano e Angela Mancinelli.
I classificata: “È nu frechine” di Gabriele Ruggieri; (tema attuale: orrore della guerra che travolge i più deboli e spezza il sogno di un bambino; andamento scorrevole e musicale).
II classificata: “‘Ndè ‘nganì” di Concezio Del Principio; (con un buon ritmo musicale emerge la prospettiva del disabile nei rapporti con padre e lascia un messaggio forte di potenza psicologica).
III classificata: “Lu migrante” di Aurelio Rossi; (tema dell’emigrazione in versi liberi e musicali con messaggio chiaro, comprensibile e coinvolgente).
La manifestazione, condotta da un’agile, essenziale e disinvolta Sara Di Blasio, è iniziata con il saluto del presidente della Proloco Simone Serafini, che ha rimarcato la validità del certame di poesia dialettale: «… perché, rinunciare al dialetto, come diceva Cesare Marchi, significa ripudiare secoli di cultura locale, di tradizioni orali, di sapienza gnomica trasmessa dagli antenati. Significa perdere un inestimabile patrimonio di metafore, similitudini, modi di dire, frutto della fantasia popolare che quando crea le sue immagini, pittoresche e folgoranti, le crea in dialetto. È il racconto della nostra essenza, della nostra vita. È lo sguardo al futuro radicato nella cultura dialettale. È la libertà di esprimere la nostra autenticità.»
Il sindaco Walter Di Laudo, nel corso del suo intervento di saluto, ha affermato: «Questa edizione del Premio di poesia dialettale rimarca e ribadisce il valore irrinunciabile della poesia, quale forma d’arte suprema che, sin dall’antichità, ha contribuito a riscattare l’uomo dal buio e dalle miserie, spronandolo ad accarezzare un sogno e una speranza. La poesia è uno strumento prodigioso, in grado di proiettare l’animo umano a guardare al passato, al presente ed al futuro con la stessa lente di ingrandimento, con l’intento supremo di elevare l’uomo ad una dimensione superiore, ammantata di bellezza e di purezza.»
Il presidente della giuria Massimo Pasqualone, nel sintetizzare in senso della manifestazione, ha sottolineato che nel corso delle cinquantatré edizioni del certame di Celenza è passata tutta la poesia della regione abruzzese. Esso ha visto le grandi voci della poesia dialettale. La poesia dialettale, che certamente ha le sue regole, la sua grammatica, dà il senso del radicamento nella nostra terra. Celenza è il serbatoio di questa storia.
La “Giovane Corale Cupellese” diretta dal maestro Domenico Piccirilli, alternandosi con la declamazione delle poesie, ha rallegrato la serata con i classici tradizionali canti abruzzesi.