Pescara, lista Pettinari Sindaco: “Pericolo incendio per la Riserva Pineta Dannunziana”

Pescara. Questa mattina Caterina Artese, consigliera comunale della lista Pettinari Sindaco, insieme a Domenico Pettinari Capogruppo consiliare e Presidente del Movimento Politico “Pettinari per l’Abruzzo” e al consigliere comunale Massimiliano Di Pillo, hanno tenuto una conferenza stampa davanti a quello che rimane della Riserva Naturale Regionale “Pineta Dannunziana”.

Avere un’area protetta all’interno del tessuto urbano è una grande e bella scommessa – dichiara Artese – perché ci avvicina a città di livello europeo (come Bruxelles che ha al suo interno un grande Arboreto) e ci permette di competere con altre città italiane, importanti e storiche, come Roma, Napoli, Firenze.
Purtroppo questo bene prezioso lo stiamo perdendo in modo definitivo perché si compiono azioni non adeguate a gestire un’area naturale protetta.
Il Comune di Pescara – continua Artese – che incautamente gestisce la Riserva dal 2000, non ha ancora capito la differenza tra un parco cittadino, progettato e creato dall’uomo, e una Riserva, ossia un ambiente nativo, residuale e unico, non riproducibile dall’uomo, che al suo interno raccoglie rare entità di flora e fauna.
In tale area le attività debbono essere eseguite nel rispetto e nei limiti degli equilibri ecosistemici, codificati dalle norme e dai regolamenti che mirano a proteggere questo “scrigno di biodiversità”.

Attualmente – continua Artese – il pericolo principale è quello che s’inneschi un altro incendio, a causa dell’enorme catasta di legna, situata a confine dell’area protetta, tra due strade molto trafficate: Via della Bonifica e Via Ignazio Silone.
Si tratta dei tronchi dei circa 1000 alberi che si erano bruciati con l’incendio del 01.08.2021, che ha cancellato quasi 10 ha dei 54 ha della Riserva (18%). Un avvenimento grave, che le cui responsabilità sono ancora in corso di accertamento.

Oggi – continua Artese – abbiamo le tre condizioni del cosìdetto triangolo del fuoco che preannuncia un incendio: moltissimo combustibile (legna secca e resinosa), ossigeno (comburente) e la classica fonte d’innesco rappresentata dalla strada e dalla frequentazione umana non controllata.
Come può non incendiarsi visto che Pescara ha anche il “bollino rosso”?
Questa situazione dimostra da sola e ancora una volta il pericolo, l’indifferenza, l’incuria e la mancanza di attenzione verso la Riserva.
Quest’anno, il 18.05.2024, c’è stato un altro incendio, domato, nell’area del laghetto, causato accidentalmente da “frequentatori”, che ha carbonizzato le siepi di Cisto su cui si arrampicava la Clematis viticella, Clematide paonazza: una Ranunculacea rarissima segnalata in Abruzzo solo nelle Riserve di Pescara e di Serranella (CH).

Ma vogliamo anche denunciare – attacca Artese – il fatto che la legna accatastata deriva da operazioni di esbosco compiute a “danno” della Pineta Dannunziana. Infatti è scomparsa la rinnovazione del Pino d’Aleppo, che pure era abbondante, come documentato dall’Università di Scienze ambientali dell’AQ, rovinata e cancellata dalle operazioni di esbosco.

Dopo l’incendio del 2021 – continua Artese – infatti, il Comune aveva seguito le indicazioni del “gruppo di lavoro di esperti”, di aspettare 2 anni prima di togliere gli alberi bruciati, per dare il tempo alle pigne di disseminare i propri semi e a questi di germogliare, assicurando la successione naturale della Pineta. Inoltre era stato dato l’incarico alla fondazione “Alberitalia” di rilevare e d’indicare come fare l’esbosco senza distruggere le plantule.
Ma le prescrizioni date da Alberitalia non sono state rispettate e le operazioni di esbosco sono state eseguite senza alcuna attenzione verso i semenzali di Pino d’Aleppo, che erano stati evidenziati con bandierine – continua Artese.
Attualmente abbiamo un ambiente degradato e ruderale, al posto del novellame di Pinus halepensis troviamo un Ailanteto e un Robinieto, alberi esotici considerati “infestanti”.
Una situazione gravissima da un punto di vista naturalistico, che non si può e non si deve risolvere con altri danni, come quello di realizzare un impianto artificiale di Pini perché in questo modo perderemmo il corredo genetico del “nostro” Pino d’Aleppo, coevoluto nei secoli con il territorio.

Ci sono studi fitosociologici e geobotanici che riconoscono l’antica presenza del bosco di Pino d’Aleppo nel territorio di Pescara. La sua stessa resina è originale, ricca di politerpeni, sostanze aromatiche considerate benefiche per l’uomo. Non a caso, in oriente, infatti, si fanno passeggiate nei boschi di conifere per “curarsi” con queste sostanze.

Chiediamo al Sindaco – afferma Artese – di prendere subito provvedimenti per il rischio d’incendio e di fare insieme un sopralluogo per verificare cosa e come salvare la Pineta Dannunziana.
Ci auguriamo che il Sindaco il prima possibile formalizzi il “gruppo di lavoro di esperti” come organo scientifico e consultivo della Riserva e indichi una personalità competente, anche di sua fiducia, che funga da supervisore per le future operazioni nella Pineta Dannunziana.
La Riserva – continua Artese – non può più essere lasciata alla mercè di ditte e professionisti che secondo me non hanno alcuna formazione ed esperienza, nella gestione ecosistemica di un ambiente naturale.

La Riserva Dannunziana della città di Pescara – conclude Artese- è il nostro migliore biglietto da visita, è la nostra carta d’identità e non è giusto distruggere così impunemente un patrimonio naturale irriproducibile, antico e unico, che non appartiene solo a noi ma alle generazioni future e alle altre forme viventi”.

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