Pescara. “Occupiamoci dell’acqua ogni giorno!”: in Abruzzo Adiconsum, Adoc e Federconsumatori, rilanciano, a poche ore dalla celebrazione della giornata mondiale dell’acqua, l’impegno a trovare soluzioni e proposte per fare fronte ai problemi ed alle emergenze che attaccano il bene più prezioso per la vita.
Per le tre associazioni abruzzesi dei consumatori: “Il tema centrale per lo sviluppo delle infrastrutture idriche non deve essere legato solo alla natura del soggetto gestore individuato, bensì all‘organizzazione delle gestioni. Si deve creare una migliore governance con il coinvolgimento dei cittadini/consumatori nelle fasi di pianificazione e controllo del servizio attraverso l’introduzione di meccanismi di partecipazione diretta dei consumatori attraverso la loro rappresentanza. Il superamento della frammentazione gestionale del settore idrico è un processo che non può più essere rinviato, le tre associazioni dei consumatori abruzzesi non hanno mai interrotto il dialogo né con i gestori né con gli enti preposti ed auspicano all’istituzione di un tavolo partenariale permanente prima della scadenza dei futuri affidamenti che sarà un’occasione importante per superare la suddivisione e tendere all’unicità della gestione”.
L’acqua, riconosciuta come diritto umano inalienabile solo nel 2010, è un elemento chiave per il raggiungimento degli Obiettivi di Sviluppo Sostenibile dell’ONU (Agenda 20/30), in particolare l’SDG6, che punta a garantire l’accesso universale all’acqua potabile sicura entro il 2030. Tutelare la risorsa, attraverso infrastrutture adeguate e proteggendo l’ambiente è necessario, quindi, per garantire la sopravvivenza delle generazioni presenti e future.
Con il Decreto legislativo 18/2023 attraverso un approccio basato sulla gestione del rischio, l’Italia si appresta al raggiungimento dell’obiettivo; l’Anagrafe Territoriale dinamica delle Acque potabili garantisce trasparenza e condivisione dei dati sulle acque potabili, facilitando la cooperazione tra enti, la gestione delle risorse e la risposta a emergenze idriche; infine dallo scorso dicembre è stato adottato ufficialmente il Piano nazionale di interventi infrastrutturali e per la sicurezza del settore idrico (PNIISSI), che consentirà di avere sotto controllo tempi e risultati.
“Se da un lato gli effetti del cambiamento climatico stanno aggravando il problema della scarsità d’acqua, aumentando la frequenza ed intensità di fasi siccitose e fenomeni meteorologici estremi, dall’altro lato gli scenari demografici proiettano un futuro complesso in termini di domanda idrica – spiegano Adoc, Adiconsum e Federconsumatori Abruzzo -. Entrambe le variabili avranno un impatto sugli investimenti e sulle tariffe del servizio ed è necessario iniziare a pensare nuove soluzioni che tengano insieme gli obiettivi di tutti gli attori. Tra le possibili soluzioni, alcune ricerche e sperimentazioni evidenziano il ruolo del recupero e riutilizzo delle acque grigie come una pratica efficace per ridurre il consumo di acqua potabile e migliorare la sostenibilità della gestione idrica. Le acque grigie, ovvero quelle provenienti da docce, lavabi e lavatrici, opportunamente trattate, potrebbero essere impiegate per usi non potabili come l’irrigazione, lo scarico dei WC o il lavaggio di superfici. Studi recenti sottolineano come, attraverso l’adozione di infrastrutture adeguate e incentivi normativi, si potrebbe ridurre significativamente il prelievo di acqua potabile, diminuendo la pressione sulle risorse idriche naturali e abbattendo i costi per famiglie e imprese.
Secondo alcuni dati di Blue Book 2025, nel 2023 le aziende operanti nel settore idrico hanno fatto registrare un fatturato pari allo 0,4% del Pil contribuendo all’occupazione con oltre 29.000 addetti (0,5% degli occupati del settore industriale). Considerando la filiera estesa, il valore aggiunto del comparto ha raggiunto gli 11 miliardi di euro nel 2023, avvicinandosi sempre di più al valore di altri settori industriali chiave per il nostro Paese come l’industria farmaceutica. La spesa media annuale per il servizio idrico in Italia, nel 2024, è stata di 384 euro, per un’utenza di tre persone con un consumo di 150 metri cubi, registrando un aumento del 5% circa rispetto al 2023. Le tariffe variano sensibilmente a livello regionale. Il Nord Italia fa registrare la spesa media più bassa con 337 euro l’anno, mentre il Centro raggiunge il valore massimo di spesa, pari a 466 euro l’anno. Il Sud Italia, con 381 euro, si attesta leggermente al di sotto della media nazionale. Inoltre crescono gli investimenti dei gestori industriali del servizio idrico con un valore di spesa media pro capite passato dai 33 euro per abitante del 2012 ai 65 euro per abitante del 2023 (+99% in 11 anni). La regolazione della qualità tecnica sta contribuendo a migliorare ulteriormente gli standard del servizio idrico. La maggior parte degli investimenti (circa il 27%) è ancora destinato al recupero delle perdite di rete, insieme agli interventi per il comparto fognatura-depurazione (il 28% del totale). Maggiori investimenti oltre a significare un livello infrastrutturale migliore, si traducono in più sicurezza e qualità del Servizio Idrico integrato, oltre che in una crescita di tipo sociale ed industriale, tuttavia, la capacità di investimento è strettamente proporzionale alla dimensione dell’operatore. Questo fenomeno riflette una netta differenza tra gestori di grandi e piccole dimensioni nella gestione dei costi e dunque nella destinazione di risorse per gli investimenti infrastrutturali. I primi hanno certamente maggiori capacità finanziarie e operative per investire in infrastrutture, ottimizzare i costi e migliorare l’efficienza del servizio, mentre i piccoli operatori faticano a modernizzare le infrastrutture e a sostenere gli investimenti necessari, con il rischio di tariffe più alte per coprire i costi di gestione e manutenzione. Questo aspetto contribuisce alle differenze territoriali osservate nelle tariffe idriche del nostro Paese”.