di Tiziana Arista, presidente dell’associazione di volontariato Cosma (Coordinamento salute mentale Abruzzo)
Il 14 gennaio mi è capitato di vivere un evento abbastanza singolare, a mia conoscenza, per l’Abruzzo. Nella nostra sede, in un piccolo condominio al centro di Pescara, si è riunita in seduta formale la settima Commissione Consiliare permanente Politiche sociali e della salute del Comune di Pescara. All’ordine del giorno il sopralluogo della nostra sede e l’audizione della presidente.
Cosma (Coordinamento salute mentale Abruzzo) è una associazione di volontariato che si propone di ottenere per le persone affette da una malattia mentale severa il diritto di vivere come gli altri dentro la società, usufruendo delle cure necessarie (farmaci, sostegno psicologico ma anche lavoro, abitare supportato, socializzazione).
Cosma, come le altre associazioni impegnate in questo campo, non si limita a battersi per questi obiettivi ma realizza essa stessa laboratori di riabilitazione e risocializzazione, uscite serali e nel week-end, assistenza domiciliare, gruppi di auto mutuo aiuto per i familiari, progetti personalizzati, attività sociali di autofinanziamento.
In Abruzzo i sistemi di cura della salute mentale stanno passando un brutto momento. Questa criticità è riconducibile innanzitutto alla forte riduzione delle risorse umane ed economiche destinate ai servizi sanitari e in particolare ai servizi sanitari per la salute mentale.
Si tratta in verità di un grande problema nazionale: nonostante già nel 2001 le Regioni avessero sottoscritto l’impegno a destinare alla salute mentale il 5 per cento del Fondo sanitario regionale, la media nazionale è ferma al 3,5 per cento.
Ma in Abruzzo siamo addirittura al di sotto della media nazionale (-11,34 per cento). In particolare, risulta assolutamente inadeguata quella che viene chiamata la psichiatria di comunità, essenziale per abbattere i ricoveri per Tso (Trattamenti sanitari obbligatori) e l’alto numero di soggetti trattati con antipsicotici.
I servizi di salute mentale di comunità funzionano meglio se sussiste una forte partnership programmatica tra i Dipartimenti di Salute mentale e le loro diverse articolazioni territoriali e i Comuni titolari delle Politiche sociali; e tra essi e il Terzo settore, in particolare quello promosso e animato dagli utenti, dai loro familiari, dai cittadini in generale sensibili e impegnati sui contenuti delle nostre battaglie.
Si offre adesso una grande occasione per potenziare la psichiatria di comunità.
Con l’entrata in vigore del decreto legge 62/2024, il 30 giugno 2024 si è avviata l’attuazione concreta della legge quadro della disabilità.
Finalmente scompaiono, almeno dal linguaggio ufficiale, i termini “handicappato, handicappato grave, minorazione” che vengono sostituiti dai termini “persona con disabilità, persona con disabilità che ha necessità di un sostegno intensivo, compromissione”.
La battaglia affinché questa nuova terminologia, e quindi l’approccio culturale al tema della disabilità e della malattia mentale, si affermi all’interno del linguaggio comune, e soprattutto tra i giovani, sarà però ancora molto lunga e complessa.
La visita della Commissione Consiliare è innanzitutto un importante aiuto in questa direzione. Una buona pratica per la quale non possiamo che essere grati e indicarla ad esempio agli altri Comuni abruzzesi.
Adesso però dobbiamo andare avanti.