Oltre lo steccato

Oasi verde

Il buio.
La paura.
Il caos.
Un furgone che fende la notte con i suoi fari.
Corpi che si ammassano.
Corpi che cercano un conforto.
… e poi la pace.
Questa è la storia comune a quasi tutti gli ospiti di “Oasi Verde”.

Il filosofo Max Horkheimer usa la metafora del grattacielo per descrivere la struttura della società capitalistica. Ai piani più alti i grandi magnati del petrolio, delle multinazionali, detentori del potere economico e politico. Sotto di essi via, via, i vari imprenditori, i dirigenti, gli ingegneri, i liberi professionisti, militari, insegnanti, impiegati, scendendo fino ai piani bassi occupati dai contadini, dai disoccupati, dai poveri, dagli invalidi. Ma secondo il filosofo non è nemmeno quello il livello più basso della società. È nelle fondamenta che si consuma il vero inferno. Ciò su cui si sostiene questa immensa struttura sono gli animali. Stipati negli allevamenti intensivi, trattati come mero oggetto di consumo il cui unico scopo è nutrire questo immenso palazzo che abbiamo deliberatamente deciso di innalzare senza chiedere il permesso agli altri abitanti del pianeta.
È questa la società che abbiamo costruito e che ci sembra impossibile sovvertire. Eppure, nel cuore del capitalismo ci sono cellule “tumorali” che sfuggono a questa legge.
Paola Canonico comprende fin da bambina l’enorme sacrificio a cui sono destinati gli animali da macello. Inizia a seguire una dieta strettamente vegetale, ma il suo impegno non può e non vuole limitarsi a quello. Diventa attivista, ma non è ancora abbastanza, sente la necessità di essere in primissima linea. Con enorme sacrificio e dedizione decide di costruire a Città Sant’Angelo un santuario per animali, i cui ospiti sono maiali, mucche, pecore, capre, galline, cavalli, asini e tante altre specie, recuperati da allevamenti abusivi, sequestrati per maltrattamenti, abbandonati o malati.
“Qui non prendiamo nulla da loro, né latte, né uova, né tantomeno saranno macellati quando ormai troppo vecchi. Vengono nutriti, curati, coccolati, lasciati pascolare in libertà. Gli viene offerta un’altra vita, un’altra possibilità lontano dall’orrore a cui sono sfuggiti.”. Non gli viene chiesto nemmeno l’affetto. “Mi basta sapere di aver reso il resto della loro vita più sereno”. Queste parole ci toccano il cuore. Non vediamo più quell’assetto verticale che ben descrive Horkheimer, ma perfettamente orizzontale. Nei loro occhi incontriamo i nostri, li riconosciamo.
Chiacchieriamo mentre fa pascolare le capre, ognuna di loro ha una storia da raccontare, quasi sempre orrenda e spesso scritta sulla pelle. Nonostante i suoi ospiti siano davvero numerosi, Paola ricorda tutti i nomi, persino le parentele e le peculiarità di ognuno.
Oasi Verde, non è unico nel suo genere, ci spiega. Fortunatamente c’è una vasta rete di santuari simili ai suoi sparsi in tutta Italia, che si aiutano e si sostengono a vicenda. È circondata da tante persone che credono in lei e la aiutano nel suo progetto. Ciononostante, la situazione è sempre precaria. “Siamo in constante emorragia economica”, i bisogni sono sempre tanti. Paola si fa carico di tutte le spese, dall’alimentazione alle cure veterinarie. Non ha sovvenzioni di alcun tipo e lamenta un buco normativo per chi conduce un’attività come la sua. Donazioni, eventi per raccolta fondi, visite scolastiche e tante altre attività sono ciò che riescono a tenere in vita questa bellissima realtà. Avvicinare le nuove generazioni all’empatia, al rispetto, ma soprattutto far prendere consapevolezza di ciò che avviene sotto i nostri piedi, è uno degli obiettivi del santuario. Perché indipendentemente dal nostro posto nel grande grattacielo, camminiamo su una distesa di corpi e sangue.
675.000 animali uccisi al giorno in Italia
500 al minuto.

Articolo di Mauro Splendore, foto di Sonia Navelli

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