Oltre lo steccato

Oltre lo steccato

Abbiamo comprato chiodi, assi di legno e iniziato a costruire steccati che delimitassero il nostro pezzettino di terra. Ci siamo impegnati ad abbellirlo seminando del prato inglese che, una volta cresciuto, abbiamo ben rasato e curato, dei fiori profumati, degli alberi che ci dessero refrigerio nelle calde giornate d’estate, una siepe per impedire a sguardi inopportuni di invadere la nostra intimità…
Siamo riusciti con estrema abilità a scacciare animali indesiderati che avrebbero potuto vanificare tutti i nostri sforzi e a estirpare piante infestanti.
Ci siamo infine soffermati a osservare il lavoro fatto, soddisfatti del risultato.
Eccolo lì il nostro giardino! Non potevamo creare di meglio.
Eppure qualcosa stona, gli indizi sono in bella mostra, ma noi non riusciamo a vederli.
Non riusciamo a vedere l’ESILIO al quale ci siamo autocondannati.
Lo steccato, che grazie al falso mito della modernità si erge sempre più imponente sulle nostre teste, è sì, una promessa di protezione, ma è anche una certezza di esclusione da tutto ciò che è SELVAGGIO, ovvero potente, mutevole, incontrollato, energico.
Antropocentrismo, etnocentrismo, neocolonialismo…questi sono solo alcuni dei nomi dei recinti dietro i quali ci siamo rinchiusi.
Preferiamo una vita anestetizzata, LEVIGATA, ripiegata su se stessa, come ci ricorda il filosofo Byung Chul Han.
Viviamo in una società che sta inaridendo, che ha barattato la “pienezza” in cambio di un’illusione: la sicurezza.
Abbiamo quindi deciso di eliminare l’ATTRITO, forza fastidiosa, che provoca sofferenza, fatica, inquietudine, tormento, ma che permette allo stesso tempo di interrogarci, di penetrare più a fondo l’esistenza, di conoscerci e conoscere, di venire in contatto con l’ALTERITA’, di stupirci e MERAVIGLIARCI.
Nasce dall’insofferenza verso questa condizione di cecità dell’uomo occidentale la rubrica “OLTRE LO STECCATO”. Essa è un tentativo di illuminare le “terre selvagge”, fuoco vivo del mondo, e di ricordarci che siamo pezzi di un intero, siamo manifestazione di una rete globale, che ci COINVOLGE TUTTI.
Racconteremo storie di uomini e donne che hanno scelto di abitare in modo differente il mondo, ma anche di piante, animali non umani, di arte e di tutto quello che porrà l’accento su una prospettiva nuova dalla quale guardare l’esistenza.

Mauro Splendore
Sonia Navelli

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