Pescara. “Non vogliamo che Pescara diventi come Beirut. Ci lascia profondamente perplessi e sconcertati l’approvazione da parte del Consiglio comunale di Pescara di un ordine del giorno proposto dal consigliere Antonelli, con il voto favorevole dei consiglieri di opposizione della lista Pettinari, che prevede l’impiego di militari armati in città”.
Così intervengono Enrico Di Ciano, segretario del circolo di Pescara e Roberto Ettorre, segretario provinciale di Sinistra Italiana.
“Riteniamo fermamente che la sicurezza pubblica debba essere garantita dalle forze di polizia civile, non dai militari, i quali non possiedono né le competenze né la formazione adeguata per svolgere compiti di polizia. Questa proposta appare come una mera operazione di facciata, volta unicamente a placare il senso di insicurezza dei cittadini, senza tuttavia affrontare le vere problematiche legate alla carenza di organico delle forze dell’ordine e alla necessità di una reale riduzione della criminalità.
Un rapporto della Corte dei Conti del 2013 evidenzia chiaramente come, su tutto il territorio nazionale, non sia stato possibile determinare l’efficacia del progetto berlusconiano Strade sicure. La Corte stessa afferma che “non è possibile verificare e valutare il positivo impatto dei risultati operativi del personale impiegato”.
Inoltre, è fondamentale sottolineare che le forze militari non sono strutturate né preparate per assolvere ai compiti di polizia interna. A questo si aggiunge una preoccupazione: siamo davvero convinti che un aumento della presenza di armi in città sia una soluzione positiva?
Noi crediamo, al contrario, che possa solo alimentare un’escalation di violenza. L’esercito sulle strade, inoltre, rafforza in generale il senso di insicurezza e lo genera in chi ancora non lo percepisce”.
Invertire la rotta, intercettando e intervenendo sulle forme di disagio sociale prima che diventino violenza.
“Le cause della violenza derivano dal disagio del quale la politica è anche responsabile. Non accettiamo in nessun modo strumenti propagandistici di repressione e controllo militare che non farebbero bene nemmeno all’immagine della città e alla costruzione del senso di comunità”.
A cominciare dai giovani. “Desideriamo ricordare come l’amministrazione Masci, in uno dei suoi primi atti, abbia chiuso l’unico centro di aggregazione giovanile pubblico della città di Pescara, Lo Spaz, che offriva una sala studio, seminari, ripetizioni gratuite per i giovani in difficoltà, e rappresentava un grande laboratorio per sperimentare una socialità giovanile lontana dalla logica del mero consumo di alcol in luoghi adibiti esclusivamente a questo. Considerando che gli ultimi episodi di cronaca nera sono legati al mondo dei giovani, riteniamo doveroso che la giunta si adoperi per una grande operazione strategica volta ad affrontare i bisogni sociali e culturali dei giovani della città. Non è accettabile che l’unica alternativa per i giovani per socializzare e incontrarsi sia rappresentata da luoghi in cui è necessario consumare qualcosa per poter sostare. Servono spazi liberi dove i giovani possano produrre autonomamente cultura e sviluppare un nuovo senso di comunità”.