Chieti. Il terzo appuntamento di Omnia Artis, organizzato da ArteMind, patrocinata dal Comune di Chieti e con Direzione Scientifica di Angela Rossi, è previsto per 5 maggio alle ore 10.00 presso il Museo Barbella con uno spazio culturale intitolato NEL SEGNO DI DIONISO, che prevede la presentazione della Rivista di letteratura e didattica greca e latina Scholia e una Conferenza-spettacolo sul ruolo delle Menadi e dei misteri dionisiaci nel teatro greco antico e sull’iconografia del dio nella pittura vascolare e nell’arte. L’evento, inserito nel Maggio teatino, sarà introdotto dal Presidente del CDA del Teatro Marrucino Giustino Angeloni.
Valeria di Toro, Barbara Lovecchio, Annalisa Michetti, Giulia Pelaccia, Maria Cristina Stumpo, Mauro Vavotici, Allievi della Scuola di Recitazione del Teatro Marrucino con la regia di Giuliana Antenucci e con i costumi di Mariella Artizzu eseguiranno passi delle Baccanti di Euripide e delle Rane di Aristofane
In onore di Dioniso si svolgevano i riti misterici. Elemento tipico del suo culto era la partecipazione essenzialmente femminile alle cerimonie, che si celebravano in svariate zone della Grecia. Le Baccanti (Βάκχαι), dette anche Menadi (Μαινάδες), le Tiadi (Θυιάδες), le Lene (Ληναι), le Bassaridi (Βασσαρίδες) si identificavano con il dio e ne acquisivano il furore, inteso come stato d’invasamento divino, invocando la sua presenza soprannaturale anche per mezzo delle maschere e attraverso la riproduzione del corteo di sileni, satiri, e ninfe. Scopo del rito era quello di ricordare le vicende mitologiche di Dioniso, per poi acquisire una katharsi purificatrice, dopo aver raggiunto con l’estasi dionisiaca il superamento della condizione umana inaccessibile ai mortali. Le Menadi erano incoronate da frasche di alloro, tralci di vite e pampini. Cinte da pelli di animali selvatici, reggevano il tirso, una verga appesantita a un’estremità da una pigna, che ne rendeva instabili i movimenti. Ebbro di vino, il corteo festoso e disordinato, chiamato tiaso o komos, si abbandonava alla vorticosa suggestione musicale del ditirambo, lirica corale e danza ritmica ossessiva ed estatica, da cui trae origine la prima forma di rappresentazione teatrale. Tale rito è descritto nelle Baccanti di Euripide, che prese dalla manίa (μανία) perdono il controllo, diventando crudeli e vendicative.
Nelle Rane di Aristofane Dioniso decide di raggiungere l’Ade per riportare in vita Euripide e salvare Atene, ormai decaduta, con le sue rappresentazioni teatrali, ma verrà scelto Eschilo, che simboleggiava i valori più autentici e genuini del tempo passato. Il coro principale della commedia è composto da iniziati ai Misteri eleusini, legati a Demetra, Kore e a Dioniso-Iacco. La sfrenatezza dionisiaca è ricondotta nella dimensione civica del culto eleusino, regolamentata e controllata dalla polis. Approvando la sofia eschilea, Dioniso, il dio straniero, il cui culto aveva origine nella Tracia, acquista un’identità civica, quella attica come dio demotikòs delle Antesterie, delle Lenee e dei Misteri Eleusini. Nel momento in cui Dioniso risulta integrato nella polis, protettore delle istituzioni familiari e sociali è accolto dalla lira, arpa, cetra e barbit, mentre nella fase primitiva da flauti, cembali e timpani.
Il mito di Dioniso ha ispirato innumerevoli artisti tra cui Tiziano, Diego Velaquez, Cima da Conigliano, Rosso Fiorentino, Caravaggio, che hanno fatto rivivere attraverso le arti visive il mondo greco-romano, già esplicato dal ritrovamento di preziosi vasi antichi nell’area mediterranea.
Il critico d’arte Massimo Pasqualone, che cura la sezione artistica, inaugurerà la Mostra Mario Di Paolo, che espone dal 30 aprile al 7 maggio nel Museo Barbella.
Mario Di Paolo è un pittore abruzzese, che vive a Chieti, dove porta avanti i suoi continui studi artistici. Nato a San Martino sulla Marrucina il 31/01/1947 e poi trasferitosi a Francavilla al Mare ha conseguito il diploma presso l’Istituto Statale d’Arte di Chieti, continuando successivamente la sua formazione artistica, girovagando in varie città italiane, studiando ed affinando le varie tecniche pittoriche.
La sua pittura è ricerca, una continua evoluzione, che si rinnova costantemente nelle tecniche. Nei suoi dipinti rappresenta i luoghi della sua memoria (il mare, il cielo, i paesaggi naturali, ecc.), rivisitandoli attraverso gli occhi di un artista, che mescola sapientemente elementi reali con altri di fantasia, giocando con i colori e con la materia per dare forma ai propri sentimenti e guidare lo spettatore in un viaggio allegorico nella natura. Per l’artista non ci sono confini e ciò si raffigura nella profondità dei paesaggi, che egli dipinge con enfasi e nei quali si viene rapiti dalle tonalità calde dei colori, che avvolgono l’animo di chi li osserva quasi a volerlo sostenere. Gli elementi, da cui trae ispirazione sono gli elementi stessi della natura, che l’artista riporta nei suoi dipinti con abile maestria.
La forma d’arte che preferisce è, appunto, essenziale e la sua pittura predilige sfondi naturali, che vengono dipinti con diverse tonalità cromatiche proprio per attirare l’attenzione dell’osservatore e sorprenderlo diritto nell’animo. Dal 1967, data della sua prima mostra, ha continuato ad esporre in Italia ed all’estero. Sue opere figurano in collezioni pubbliche e private.
Ha esposto a Copenaghen, Lubiana, Zurigo, Blankenberge, Fuerteventura, Roma, Padova, Busto Arsizio, Foggia, Ferrara, Torino, Urbino, Forte dei Marmi, Pescara, Pompei, Acropoli, Taranto, Chieti, Ortona, Sulmona, L’Aquila, Francavilla al Mare, Guardiagrele ecc.
Cosi ama definirsi l’artista Mario Di Paolo nella prefazione della sua prima produzione poetica: – Non sono un poeta, sono un pittore, amo la pittura, ma do sfogo alle parole, quando non dipingo. Il mio linguaggio semplice può sembrare banale ma, a detta degli altri, ha il potere di entrare nel cuore di chi legge. Parole scritte con il cuore in momenti particolari, di gioia o di dolore. Tutti abbiamo bisogno di dare sfogo a ciò che il cuore suggerisce alla nostra mente, alla nostra fantasia. Si può essere bravi o meno bravi, piacere o non piacere, ma rimane la soddisfazione personale di aver cercato in qualche modo di trasmettere sensazioni che forse altri non hanno percepito. E’ un lavoro folle fatto per folli, che amano trasmettere sentimenti puri e sinceri anche se non accettati o condivisi. Chiedo ai veri professionisti della scrittura di perdonarmi per essere stato per un attimo egoista, invadendo il loro campo. L’ingresso all’evento è libero. Agli studenti, che saranno presenti, verrà rilasciato un attestato di partecipazione. La cittadinanza è invitata a partecipare.