Il 2006 al San Marco per incitare i colleghi del 2009 ad un passo dalla semifinale regionale: “Il salto in prima squadra un’emozione indescrivibile, che auguro a tutti voi”
Pescara. “La felicità non è tale se non è condivisa”. Cita Tolstoj il presidente della Curi Pescara Antonio Martorella davanti ai ragazzi dell’Under 15, classe 2009, allenati dal mister Stefano Schiazza. Il gruppo degli invincibili (finora), con tutte vittorie e due pareggi, si avvia a chiudere la seconda fase della stagione da protagonisti: basta un punto domenica all’Aquila contro l’Academy per staccare il pass per le semifinali che portano verso il titolo regionale.
A salutare oggi i ragazzi del 2009, con il presidente e i tecnici Schiazza e Angelosante, c’era anche un ospite d’eccezione: Mattia Panzera, golden boy classe 2006 della cantera Curi, quest’anno protagonista in Eccellenza con la squadra di Bonati, promosso direttamente dall’Under 17, di cui era capitano nella passata stagione. Panzera, ennesima perla della sua stagione da favola, è stato convocato per il raduno del Centro-Sud della Rappresentativa Nazionale della LND, mercoledì prossimo a Roma.
“Mattia Panzera è con noi da otto anni, la sua convocazione in Rappresentativa Nazionale è motivo d’orgoglio e felicità. In otto anni con noi ha vinto il Torneo Ripartenza Under 15 nel 2020, in una finale bellissima contro il Pineto, l’anno scorso ha perso la finale Under 17 contro il Pineto e adesso fa parte, da sotto età, della rosa della prima squadra, con cui ha un minutaggio importante, segnando anche un gol. Tutti noi gli facciamo l’in bocca al lupo, e lui oggi ha voluto essere qui per farlo ai ragazzi del 2009”, ha detto il presidente Martorella.
“Sono qui da quando avevo dieci anni – ha raccontato Panzera ai suoi colleghi del 2009 – , e sono contento del percorso fatto con questa maglia. A voi faccio i complimenti per la stagione, non è facile vincere così tante partite. Vi auguro di arrivare in fondo e vincere il campionato perché da questa categoria si forma la mentalità vincente. Il passaggio dalle giovanili alla prima squadra? Il vero salto è mentale, nello spogliatoio bisogna abituarsi subito a rapportarsi con i grandi, essere seri e crescere velocemente. Anche da sotto età, devi farti rispettare nell’atteggiamento. La differenza la fa la testa. La prima volta che mi sono allenato con i grandi? E’ andata male, non ero pronto: venivo da una finale da capitano dell’Under 17, lì mi sono trovato ad essere l’ultimo del gruppo. Ho preso in un giorno più di venti calci… Questa società mi ha messo a disposizione tutto quello che serviva per apprendere, dare il meglio di me e arrivare fino qui. Il mio gol? Contro il Fossacesia, un’emozione unica. Mi ero anche procuratore poco prima un rigore. Ma quando ho visto entrare la palla, non ho capito più nulla e ho abbracciato la prima persona che mi sono trovato davanti. Spero di segnarne anche altri. Ai ragazzi consiglio di non buttarsi mai giù, un errore o una partita sbagliata non fa di voi giocatori scarsi. Bisogna restare concentrati, dentro e fuori dal campo, e allenarsi sempre al massimo”.