Pescara. “Qualche sceriffo che in questi anni ha lavorato in Regione ha reso la Legge 96/96 barbara e molto restrittiva, andando a colpire in maniera direi indiscriminata chi ha sbagliato ma che ha oggi diritto a poter vivere in una casa popolare”.
Così il consigliere comunale di Pescara Massimiliano Pignoli nel corso di una conferenza stampa tenuta a Palazzo di Città per parlare di una problematica che sta investendo sempre più persone. “Parliamo di centinaia di famiglie nel cui nucleo c’è un componente che dieci, quindici anni fa ha commesso un reato di cui non c’è stata la riabilitazione o per così dire cancellazione come previsto in questi casi. Sbagliare è umano ma perseverare è diabolico. Per questo dico – aggiunge il consigliere comunale Massimiliano Pignoli – che oggi si è creata una situazione di assoluta urgenza e gravità con centinaia di persone che in questi giorni si sono viste recapitare le lettere dell’Ater di Pescara o del Comune in cui vi è l’intimazione di sfratto. È un massacro istituzionale se mi consentite questo termine così forte perché tante persone si vedono negare oggi il diritto a vivere in una casa.
Non è cosa da Paese civile ed è per questo che mi rivolgo ai neo eletti consiglieri regionali quali Sospiri, De Renzis, D’Incecco, Blasioli, affinché nella nuova consigliatura possano adoperarsi per intervenire affinché vengano un po’ allargate le maglie della Legge 96/96. Va mandato via, e ci mancherebbe chi delinque, chi spaccia, ma quelle persone che hanno pendenze relative a dieci, quindici e più anni, senza aver ancora avuto la riabilitazione del reato, non possono restare a vivere per strada. E poi – spiega ancora Pignoli – oggi assistiamo ad un paradosso perché da una parte si intima ad alcune famiglie di lasciare la casa e dall’altra si murano diverse abitazioni che poi non possono essere assegnate perché fatiscenti, con l’Ater che non ha i fondi per ristrutturarle. E allora spero che si modifichi la legge, senza considerare che la Regione possa attuare la sanatoria che da quattro, cinque anni l’ente non riesce ancora ad adottare per persone che hanno vissuto con i propri coniugi o senza residenza per non più di due anni all’interno delle abitazioni di edilizia popolare . Ecco perché bisogna intervenire e subito ed evitare che la situazione degeneri. Se sarò riletto come consigliere comunale instaurerò subito una interlocuzione con il presidente della Regione e i neo consiglieri per trovare una soluzione che porti alla modifica della Legge 96/96. Mi adopererò affinché la modifica della legge stessa sia uno dei primi punti che verranno affrontati nella prossima legislatura.