Chieti. La lunga storia scientifica delle scoperte sull’Anfiosso verrà ricostruita nella mostra allestita presso il Museo Universitario di Chieti. In occasione della sua inaugurazione il professor Luigi Capasso, Direttore del Museo, e Maria Carmela Del Re, Direttore tecnico del Museo di Paleontologia – Centro Musei delle Scienze Naturali e Fisiche dell’Università “Federico II” di Napoli, introdotti da Nicoletta Di Francesco, Presidente del WWF Chieti-Pescara, esporranno i risultati delle loro ricerche in una conferenza in programma a Chieti, nell’Auditorium del Museo, il 23 febbraio prossimo alle ore 11:00. L’iniziativa rientra nel quadro del “Darwin day”, evento di divulgazione scientifica che il Museo universitario organizza annualmente dal 2014, in collaborazione con il WWF Chieti-Pescara. Nella prima metà dell’Ottocento a Napoli nacque il cosiddetto “turismo scientifico”: una moltitudine di scienziati, ma anche di appassionati e di curiosi, di collezionisti di cosiddette “curiosità naturali”, provenienti da tutta Europa, si riversò nella capitale del Regno delle Due Sicilie per raccogliere, acquistare e riportare indietro nei loro musei, nelle loro collezioni, nelle loro case, animali marini caratteristici abitanti del Golfo di Napoli. Provenivano soprattutto dalla Germania, dalla Francia e dalla Russia e crearono un vero e proprio mercato di “curiosità” di origine marina, il cui ricordo persiste ancora nelle conchiglie colorate di qualche bancarella nei pressi del porto partenopeo. Questa moda fu l’effetto della scoperta – fatta nel 1834 dallo scienziato napoletano Oronzo Gabriele Costa – di un minuscolo animaletto, dall’aspetto di un insignificante vermicello, vivente nel limo della baia di Posillipo. Non era un verme ma un “cordato” e ricevette il nome di Branchiostoma e , poco dopo, quello semplificato di Anfiosso. È un animale molto importante perché rappresenta la forma più primitiva dalla quale originarono tutti i vertebrati sia estinti sia viventi, uomo compreso. La sua scoperta fu così rilevante da essere oggetto di una delle più accese dispute scientifiche dell’Ottocento, iniziata dall’inglese William Yarrell col danese Peter Pallas. Ne derivò una querelle scientifica plurisecolare e molto complicata. Questa storia è stata ricostruita da Luigi Capasso e da Maria Carmela del Re sulla base di reperti per la maggior parte conservati nel Museo universitario di Napoli e nel Museo universitario di Chieti.
“L’anfiosso – spiega oggi il professor Luigi Capasso – è ancora al centro delle ricerche scientifiche più avanzate: viene studiato dal punto di vista genetico, anche per la ricerca delle origini dell’immunità, e dal punto di vista paleontologico perché sono stati scoperti fossili vecchi di più di cinquecento milioni di anni che mostrano come i primi cordati comparsi sulla terra fossero praticamente identici all’anfiosso, che sopravvive ancor oggi nel Golfo di Napoli. Fu tanto rilevante quella scoperta che proprio a Napoli fu istituito il primo centro di studi internazionali di biologia marina, la Stazione Zoologica “Anton Dohrn”, fondata nel 1872 e ancor oggi all’avanguardia negli studi sulla fauna marina. Tutto – conclude il professor Capasso – grazie al “vermetto di Posillipo” scoperto da Costa due secoli fa”.