Pescara. No all’allargamento dei confini dei parchi in Abruzzo. È quello che chiede l’Italcaccia al massimo esecutivo regionale per evitare un pericoloso restringimento del territorio idoneo all’esercizio venatorio che è di pregiudizio al controllo di specie come cinghiali e lupi che, oggi, vivono stabilmente dentro paesi e città di ogni latitudine e dimensioni.
“Storicamente la caccia, come attività ricreativa per il tempo libero”, dice Francesco Verì, Presidente dell’associazione Italcaccia di Pescara, “è stata a lungo un fenomeno marginale e riservato alle classi abbienti e privilegiate. È solo con il miglioramento delle condizioni economiche generali che l’attività venatoria è diventata un fenomeno anche popolare. Il bisogno di “ritorno alla natura” dell’uomo contemporaneo, in un primo tempo, viene realizzato nel modo più diretto, cioè riscoprendo la sua natura di predatore.
“Successivamente, mano a mano che il fenomeno dell’urbanizzazione è avanzato”, prosegue Verì, “il rapporto con la natura è diventato sempre più indiretto e idealizzato e la caccia ha cominciato a perdere fascino e attrattiva, fino a essere identificata spesso come un’attività violenta e in contrasto con la conservazione dell’ambiente.
In Italia e, soprattutto in Abruzzo, si è registrato una forte diminuzione dei cacciatori e, per questo, le associazioni venatorie stanno diventando sempre più attente ai problemi ambientali, soprattutto nelle aree agricole.
I cacciatori abruzzesi”, incalza Verì, “si trovano costretti a dover esercitare l’attività venatoria a ridosso di centri abitati, centri commerciali, strade poiché sono state create zone di rispetto e vincolo venatorio come ZRV, ZRC e aree cinofile regionali con una grande estensione che vanno a ridurre sempre più il territorio messo a disposizione per l’esercizio venatorio.
“Altro tasto dolente sono i confini dei parchi”, spiega Verì, “dove ormai l’Abruzzo è considerato il polmone verde dell’Europa. La gestione della fauna all’interno dei parchi non è adeguatamente controllata e, spesso, diventano rifugio e luogo di riproduzione per cinghiali, caprioli, cervi e lupi.
Ormai, come noto, il contenimento delle specie cinghiale e lupo in Abruzzo è un problema diffuso in quanto la loro presenza è talmente massiccia anche nei centri urbani.
L’associazione Italcaccia chiede a gran voce alla Regione Abruzzo e a tutte le forze politiche, una maggiore sensibilizzazione al problema attuale, che vede da una parte un restringimento del territorio idoneo all’esercizio venatorio e, dall’altra, una adeguata perimetrazione dei Parchi riducendo i confini e tabellando in modo adeguato tutto il perimetro, al fine di consentire al cacciatore di praticare l’attività venatoria, arrecando un grande vantaggio alla comunità, come il contenimento soprattutto delle specie cinghiale.
“Occorre far comprendere all’opinione pubblica”, conclude Verì, “che la caccia è e sarà sempre di più un’attività volta ad un uso sostenibile delle risorse faunistiche, basata su dati scientifici e a mantenere i migliori equilibri possibili anche in relazione alla salvaguardia delle attività agricole e silvo-pastorali oggi minacciate anche dalla sovrabbondanza delle specie ungulati. Allo stesso tempo la formazione ecologica del cacciatore dovrà diventare sempre più importante”.